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sábado, 13 de febrero de 2021

La “speranza” e la musica, Gabriella Bianco, Venecia, Italia

 







Imagen de: El Diario de Carlos Paz


La “speranza” e la musica.

 

L’utopia, come regnum venturum e absconditum, è la patria del novum. Per Bloch non si può limitare l’utopico a una sola dimensione,ai meri aspetti sociali e politici; il suo raggio è molto più ampio, vi è un’utopia anche estetica e filosofica, a partire ad esempio dalle grandi opere dell’arte, del pensiero, della cultura.

“Das Prinzip Hoffnung” vuole essere da questo punto di vista una sorta di enorme enciclopedia della speranza, degli umani desideri e sogni a occhi aperti, rintracciati nei vari campi del sapere, della vita pratica, dell’arte e della cultura, nei viaggi e nell’industria dei divertimenti, nella danza, nel mondo delle favole e del cinema, nel teatro, nell’architettura, nella geografia, nella medicina, nella pittura, nella poesia, nella musica e così via.

Per quanto riguarda la musica, in “Geist der Utopie” - l’opera del 1918 rielaborata nel 1923 e nel 1964-, una parte molto ampia è dedicata alla Filosofia della musica, essa dà voce all’enigma, apre lo spazio dell’ineffabile laddove si irrigidiscono altre forme di espressione e di linguaggio, dischiude l’orizzonte dell’«utopia di noi stessi», dell’unica teurgia soggettiva (einzige subjective Theurgie).

L’ascolto autentico del suono consente la penetrazione nell’oscurità e nella latenza dell’Erlebnis, dell’attimo vissuto ed è la via d’accesso all’incontro con noi stessi, la Selbstbegegnung : «Così finalmente comincia a risuonare l’attimo vissuto, raccolto in se stesso, sbocciato, rimasto in sospeso per la camera più segreta: ed ecco si volgono i tempi, ed alla musica, miracolosa e trasparente arte che supera il sepolcro e la fine di questo mondo, riesce di dare la prima disposizione dell’immagine divina, di nominare tutto diversamente il nome di Dio, quel nome insieme perduto e non mai trovato».

Nella parte dedicata all’ “Identità” di Das Prinzip Hoffnung la música viene interpretata come richiamo a ciò che manca: «Qualcosa manca, e almeno questa mancanza il suono la esprime chiaramente. Esso ha in sé qualcosa di oscuro e di assetato, esso vola via, non sta fermo in un posto come il colore»

Nulla tende più della musica alla Selbstbegegnung: “Il Sé è tutto immediatamente presente nel suono ed al tempo stesso completamente latente. Luce nella tenebra che permane oscura, ‘silenzio che risuona’” -come dice Richard Wagner.

La tensione tra il suono come espressione immediata dell’interiorità e come apertura infinita alla mediazione dell’incontro con il Sé costituisce la radice profonda del carattere utopico dell’espressione musicale. [...] La musica è profetica ed utopica nella sua essenza perché noi la comprendiamo, non possiamo fare a meno di essa che è il non radicalmente creativo, ma non sappiamo ancora che cosa essa veramente significhi».

Il nesso tra la musica e l’umano utopico non può essere in Bloch più stretto; la musica non è qui la voce del destino, in essa non risuona innanzitutto il limite, il dolore e insieme la nobiltà dell’umano, l’amore; piuttosto essa è «l’arte della intensità fortissima, arrivata a cantare e a risuonare, dell’humanum utopico nel mondo», «una teurgia che intende cantare, evocare l’essenza più simile all’uomo».

Remo Bodei sintetizza così queste posizioni di Bloch: “La musica, persino nei Requiem, mostra, in maniera verbalmente informulabile, la libertà dall’oppressione, dalla morte e dal destino’’. La più utópica delle arti, la musica, per Bloch sfida la morte, che è la più radicale anti-utopia.

 


©GABRIELLA BIANCO, poeta y escritora italiana

PRESIDENTE DE ASOLAPO ITALIA, MIEMBRO HONORÍFICO DE

ASOLAPO ARGENTINA

 


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