Imagen de: El Diario de Carlos Paz
La “speranza” e la musica.
L’utopia, come
regnum venturum e absconditum, è la patria del novum. Per Bloch non si può
limitare l’utopico a una sola dimensione,ai meri aspetti sociali e politici; il
suo raggio è molto più ampio, vi è un’utopia anche estetica e filosofica, a
partire ad esempio dalle grandi opere dell’arte, del pensiero, della cultura.
“Das Prinzip
Hoffnung” vuole essere da questo punto di vista una sorta di enorme
enciclopedia della speranza, degli umani desideri e sogni a occhi aperti,
rintracciati nei vari campi del sapere, della vita pratica, dell’arte e della
cultura, nei viaggi e nell’industria dei divertimenti, nella danza, nel mondo
delle favole e del cinema, nel teatro, nell’architettura, nella geografia,
nella medicina, nella pittura, nella poesia, nella musica e così via.
Per quanto
riguarda la musica, in “Geist der Utopie” - l’opera del 1918 rielaborata nel
1923 e nel 1964-, una parte molto ampia è dedicata alla Filosofia della musica,
essa dà voce all’enigma, apre lo spazio dell’ineffabile laddove si
irrigidiscono altre forme di espressione e di linguaggio, dischiude l’orizzonte
dell’«utopia di noi stessi», dell’unica teurgia soggettiva (einzige subjective
Theurgie).
L’ascolto
autentico del suono consente la penetrazione nell’oscurità e nella latenza
dell’Erlebnis, dell’attimo vissuto ed è la via d’accesso all’incontro con noi
stessi, la Selbstbegegnung : «Così finalmente comincia a risuonare l’attimo vissuto,
raccolto in se stesso, sbocciato, rimasto in sospeso per la camera più segreta:
ed ecco si volgono i tempi, ed alla musica, miracolosa e trasparente arte che
supera il sepolcro e la fine di questo mondo, riesce di dare la prima disposizione
dell’immagine divina, di nominare tutto diversamente il nome di Dio, quel nome
insieme perduto e non mai trovato».
Nella parte
dedicata all’ “Identità” di Das Prinzip Hoffnung la música viene interpretata
come richiamo a ciò che manca: «Qualcosa manca, e almeno questa mancanza il
suono la esprime chiaramente. Esso ha in sé qualcosa di oscuro e di assetato, esso
vola via, non sta fermo in un posto come il colore»
Nulla tende più
della musica alla Selbstbegegnung: “Il Sé è tutto immediatamente presente nel
suono ed al tempo stesso completamente latente. Luce nella tenebra che permane
oscura, ‘silenzio che risuona’” -come dice Richard Wagner.
La tensione tra il
suono come espressione immediata dell’interiorità e come apertura infinita alla
mediazione dell’incontro con il Sé costituisce la radice profonda del carattere
utopico dell’espressione musicale. [...] La musica è profetica ed utopica nella
sua essenza perché noi la comprendiamo, non possiamo fare a meno di essa che è il
non radicalmente creativo, ma non sappiamo ancora che cosa essa veramente
significhi».
Il nesso tra la
musica e l’umano utopico non può essere in Bloch più stretto; la musica non è
qui la voce del destino, in essa non risuona innanzitutto il limite, il dolore
e insieme la nobiltà dell’umano, l’amore; piuttosto essa è «l’arte della
intensità fortissima, arrivata a cantare e a risuonare, dell’humanum utopico
nel mondo», «una teurgia che intende cantare, evocare l’essenza più simile
all’uomo».
Remo Bodei
sintetizza così queste posizioni di Bloch: “La musica, persino nei Requiem,
mostra, in maniera verbalmente informulabile, la libertà dall’oppressione,
dalla morte e dal destino’’. La più utópica delle arti, la musica, per Bloch
sfida la morte, che è la più radicale anti-utopia.
©GABRIELLA BIANCO,
poeta y escritora italiana
PRESIDENTE DE ASOLAPO ITALIA, MIEMBRO
HONORÍFICO DE
ASOLAPO ARGENTINA
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